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Gruppo Sportivo Tebaldi
 

La vera storia della Rosina

Verona, 12-05-2007

La Chiesetta del ciclista è stata inaugurata nell’Ottobre del 2006 L’idea di realizzare la Chiesa risale a molti decenni fa, quando la signora Rosina, nonna dell’attuale conduttore del ristorante, confidava ai suoi cari l’aspirazione di voler realizzare un edificio dedicato alla Madonna che raccogliesse l’espressione di fede della contrada e della speranza salutare dei numerosi passanti. E’ dal 1992 che il nipote Gaetano persegue l’idea votiva della nonna con l’incoraggiamento dei molti amici ciclisti abituali frequentatori della salita che da Marostica porta alla “Rosina”. Nel corso degli anni successivi, è stato redatto un progetto studiato nell’area fronteggiante la famosa salita percorsa più volte anche dal Giro d’Italia. Nell’autunno 2004 iniziarono i lavori di costruzione della chiesa, che ha come cardine compositivo l’asse direzionato verso la celebre Piazza degli Scacchi, luogo emblematico della città di Marostica. Sembra impossibile che una salitella così breve sia diventata in poco tempo così famosa, al punto tale da diventare la meta della seconda uscita sociale dell’ A.S.D.G.S. M. Tebaldi (più corto il nome no?). Così poco conosciuta che è bastato uno scattino piazzato al momento giusto per mettere tutta la squadra in fila. Almeno per una volta posso dire di essere arrivato primo al g.p.m. di un’uscita sociale, e per fortuna che ci siamo accorti di avere sbagliato strada altrimenti con il cavolo che ci arrivavo per primo alla Chiesetta, buon gioco hanno fatto le parole del Presidente illustrissimo che aveva raccomandato, prima di partire di andare tranquilli fino a Conco. Andiamo con ordine, e raccontiamo a chi non è potuto venire, come si è svolta la giornata. Il ritrovo, come di consueto alla trattoria Panorama, dal Moccoli, è servito per entrare nel clima gita, caffè, possibilmente non corretto, quattro chiacchiere, otto sbadigli, furgoni da caricare, il Presidente che chiama a raccolta i Santi del Paradiso, qualcuno già in “aceto”, primi sfottò e caricate le bici partiamo, destinazione Breganze, amena località posta alla base delle propaggini dell’Altopiano d’Asiago ed ad una decina di chilometri da Marostica. Parcheggiamo in prossimità degli impianti sportivi e molti non si fanno sfuggire l’occasione per addentare i panini. Sarà? Ma durante le uscite abituali non mi sembra di vedere tanta fame, eppure ogni volta che partiamo per una gita sociale sembriamo in crisi glicemica. Breve breefing del Pres. e siamo in sella alla volta di Marostica, famosa città degli scacchi, per imboccare la salita della Rosina, percorsa più volte dal Giro d’Italia. Bisogna fare veramente i complimenti agli amministratori del luogo, che sono riusciti con un abile lavoro di promozione a rendere famosa una stradina come n’abbiamo a centinaia nella nostra provincia, e molte altre d’interesse tecnico e paesaggistico infinitamente superiori, si pensi solo al panorama delle salite affacciate sul lago di Garda. Penso alla Torri-Albisano, al Pino, infinitamente più belle e purtroppo molto meno pubblicizzate. Scollinato il g.p.m. della Rosina, la strada prosegue in piano per qualche centinaio di metri per poi risalire affrontando una breve rampa all’8% ed attestarsi su pendenze intorno al 6% fino a località Pile dove la strada ha una leggera contropendenza per qualche chilometro, e poi risale dolcemente fino all’abitato di Conco, dove il gruppo si è ricompattato nella attesa dei ritardatari. Purtroppo il tempo non c’è stato amico, e abbiamo affrontato l’ascesa con il cielo coperto e la presenza di una pesante cappa d’umidità che non ci ha permesso d’ammirare gli splendidi paesaggi delle colline vicentine ed i numerosi edifici storici presenti nelle vallate. La pendenza non eccessiva ha permesso a chi era in forma di affrontare l’ascesa con spirito agonistico, mentre la maggior parte hanno raggiunto la sommità con il loro passo ma comunque con impegno, vista la lunghezza non trascurabile dell’ascesa. Dall’abitato di Conco la strada torna a salire, prima in maniera sensibile fino ad immettersi sulla strada provinciale 72 che collega direttamente Bassano del Grappa con Asiago, per poi addolcirsi in bellissimi falsipiani che attraversano i prati ed i boschi che conducono ala sella di Campomezzavia, dove la strada scende per immettersi nel capoluogo d’Asiago, il ritrovo per una sosta è previsto fuori dal centro sulla strada che porta a Gallio. Attraversando Asiago scorgiamo alla nostra destra l’imponente sagoma del Sacrario a perenne ricordo dei fatti che dal 1915 al 1918 fecero dell’altopiano d’Asiago, l’epicentro di lotte sanguinose e d’innumerevoli eroismi, Nel Sacrario sono custoditi 12.795 caduti noti della prima guerra mondiale, più 3 caduti anch’essi identificati della seconda guerra mondiale, i cui nominativi sono incisi, in ordine alfabetico, da sinistra a destra, sui singoli loculi. I resti mortali di 21.491 Caduti ignoti sono raccolti in grandi tombe comuni nelle gallerie centrali più prossime alla cappella. Fra i noti riposano 12 caduti decorati di Medaglia d’Oro al V.M. Nel Sacrario giacciono anche 20.000 Caduti austro-ungarici, di cui 8.238 noti e noti non identificati, provenienti da vecchi cimiteri di guerra dismessi a suo tempo dislocati in varie località italiane. In totale nel Sacrario vi sono quindi raccolti 54.286 caduti della guerra 1915-1918 e 3 della guerra 1940-1945. La sosta, sempre gradita, è occasione per rifornirci, per bere, per sciogliere le gambe che hanno già macinato più di 40 chilometri di salita, tutti sono saliti senza mettere il piede a terra, e già questo è un buon risultato, chi prima, chi dopo non ha importanza, nessuno è arrivato stravolto dalla fatica, segno che comunque ognuno ha buone capacità atletiche. Da Gallio, il percorso prevede il trasferimento in quota fino al paese di Foza, il panorama che s’intravede nella foschia, è bellissimo, meriterebbe sicuramente, di tornare con tempo migliore, la strada non è trafficata, abbiamo incontrato solamente qualche macchina ad Asiago. Sono strade molto adatte al ciclismo il fondo è abbastanza curato e permettono di pedalare in discreta sicurezza. Da Foza, che si raggiunge superando una breve salita, giriamo a destra per scendere percorrendo la strada della Valstagna. Non tutti! Un paio di temerari, non contenti del percorso fin lì compiuto, decidono di proseguire diritti per qualche chilometro in più, nonostante le suppliche dei compagni di viaggio di rimanere con loro. Decisione che comporterà la penalizzazione in classifica Maori, mettendo in difficoltà la commissione che non aveva previsto una simile eventualità. La discesa della Valstagna è veramente bellissima, la strada scende tortuosa, con un susseguirsi ininterrotto di tornanti e contro tornanti, ed invita a pennellare le curve per mantenere una traiettoria omogenea, unico neo, la presenza del vento che s’incanala nella gola rocciosa. Arrivati a Valstagna e quindi nella Valsugana, costeggiamo la destra orografica del Brenta e ci dirigiamo verso Bassano del Grappa, il colpo d’occhio del gruppo che procede ordinatamente in doppia fila è molto bello, inizia a serpeggiare la voglia di “rumba”, scatenata da un improvvido bikers che, in un tratto in discesa stuzzica il nostro orgoglio ciclistico, piazzando una progressione e superando di slancio l’intera Tebaldi. Ma i bollenti spiriti sono subito calmati, perché siamo arrivati in prossimità del Ponte degli Alpini, dove ci fermiamo per farci fare dal Presidente una foto ricordo con le nostre biciclette. Il ponte è magnifico, i colori vividi, il brutto tempo del mattino ha lasciato posto ad un caldo sole di metà maggio, è quasi un peccato ripartire, viene la voglia di prendersi una pausa e sedersi in riva al Brenta a sorseggiare qualcosa. Ripartiamo in direzione Marostica – Breganze dove è posto il virtuale arrivo della tappa, ultimi sedici chilometri, e s’inizia a pensare alle strategie. Luciano, approfittando, anche di qualche semaforo rosso, tenta la sortita solitaria ai meno 5, ma il gruppo non resta a guardare ed inizia l’inseguimento che ha successo a pochi chilometri dall’arrivo, e la vittoria simbolica si gioca tra 6-7 pretendenti, tra i quali ha la meglio Claudio per mezza ruota. Il forcing finale ha allungato inesorabilmente il gruppo, che arriva sfilacciato al parcheggio, dove divoriamo i panini rimasti e ci rinfreschiamo con la doccia messa gentilmente a disposizione dall’impeccabile organizzazione. E’ stato un bellissimo giro, sicuramente da ripetere, a conferma che la Tebaldi organizza sempre uscite d’ottimo livello e perfettamente organizzate. La classifica Maori ha subito profonde modificazioni come giusto che sia in queste occasioni. Complimenti a tutta la squadra e grazie di cuore all’assistenza. Grazie anche alla signora Rosina, senza lo spunto della sua salita forse non avremmo mai pensato di venire fin qui...

 

Luca Ferrarini